SARDEGNA 2011
Segnaposti con i luoghi teatro delle vicende di seguito narrate...
Venerdì 12 Agosto 2011: da Perugia a Irgoli.

Alle partenze notturne, quest'anno, è stata preferita una comoda salpata di metà mattina. Il risultato non cambia. Mi ritrovo in superstrada intontito dal caldo a seguire un ombrellone conficcato di traverso nella moto di Gianluca. Le strade sono pressochè deserte e ben si adattano alla guida sonnolenta di un'assolata giornata d'agosto. Di tanto in tanto il faro di Fabio fa capolino nello specchietto, più intenso della luce del sole. La strada da Perugia verso Viterbo è una interminabile 4 corsie: quel che ci vuole per riprendersi dalle fatiche dei preparativi. Ripenso soddisfatto al telaietto portaborse in alluminio, faticosamente artefatto durante le ultime ore; sembra stia passando i periodici controlli di stabilità. La gestione del bagaglio sarà un po' più semplice, dopotutto. Ho già in mente l'arrivo in serata: in pochi secondi le borse saranno scaricate e dovrò pensare solo a mangiare e riposare.
Da Viterbo a Civitavecchia la strada attraversa piacevolmente ampie colline. Una via già percorsa in auto, mai in moto. Giunti al porto siamo costretti ad attendere una mezz'ora l'arrivo del traghetto, giusto il tempo di prendere coscienza sulle penose condizioni del mio casco: ha perso una vite della visiera. Ora non solo non potrò sollevarla per tutta la vacanza, ma non potrò neanche voltare la testa verso sinistra, se vorrò evitare che il vento la regali a qualche ignaro automobilista alle mie spalle.
La traversata non lascia molto nella mia memoria; cose che capitano, mentre si dorme.
L’aria fresca della sera, illuminata dalla calda luce del tramonto, allieta la cavalcata da Golfo Aranci a Irgoli, nei pressi di Orosei. La gelida aria che segue il tramonto, ci fa desiderare l’agognata meta, mettendo in discussione quella che era una delle motivazioni più pressanti fino a quel momento: la cena. Come? ah già, e la compagnia di Silvia, Antonella e Sara! :-)

Sabato 13 Agosto 2011: da Irgoli a Cala Fuili, quindi a Cala Luna.

E’ ampiamente risaputo che non siamo tipi da comodità. Il mattino del 13 ci svegliamo con un’espressione di disgusto dipinta in volto: cena calda, pane carasau con la nutella, doppie e triple porzioni, chiacchiere amichevoli, un letto dove dormire, bevande fresche a colazione e chissà cos'altro ci avrebbe atteso se non fossimo corsi via subito! Un altro po’, e avremmo creduto di essere in vacanza!
Di nuovo in sella, prendiamo la via per Cala Fuili. Lasciate le moto nell’angusto spiazzo sovrastante la spiaggia, zaini in spalla, imbocchiamo il sentiero costiero che collega Cala Fuili a Cala Luna. Cala Luna è una fetta di costa sabbiosa piuttosto lunga, dominata da tre vaste grotte che si affacciano direttamente sulla spiaggia, lasciandosi invadere per intero dalla sabbia (speriamo non dall’acqua, visto che abbiamo intenzione di dormirci dentro).
Fabio e Gianluca mi precedono lungo il sentiero. Devono avere una forma fisica strepitosa, dato che dopo pochi minuti perdo le loro tracce e mi vedo costretto ad allungare il passo per raggiungerli. Fa molto caldo, ma mi nego anche le soste per rinfrescarmi, per rimettermi in pari. Probabilmente la stanno facendo di corsa... non c’è traccia della loro presenza. Quando raggiungo un gruppo di escursionisti, la logica mi suggerisce che necessariamente devono essere stati sorpassati anche da loro. Me ne sincero: eppure non hanno visto nessuno che ricalchi la loro (sprezzante) descrizione. Ora si che mi sento tranquillo; devono essersi persi e posso prendermela con calma. Saranno finiti nell’entroterra a decespugliare il fianco di qualche collina...
All’arrivo posso attenderli immerso nella piacevole lettura di un libro all’ombra delle ultime piante prima della spiaggia. La presenza di persone è piuttosto nutrita ma non eccessiva.
Alla sera, quando l’ultimo battello raccoglie il grosso dei vacanzieri, la Cala assume i contorni tranquilli e rilassanti che si attendono da un luogo simile. Approntato un bivacco al riparo di una delle grotte, in compagnia della luna piena, degli yatch ancorati al largo e del buon the caldo servito in un collo di bottiglia, possiamo finalmente lasciarci andare a un comodo sonno sulla soffice e umida sabbia! Altro che quello scomodo materasso della sera precedente, senza nemmeno moschini e zanzare ad allietare l’agognato dormiveglia...
La calda giornata lascia il passo alla tiepida sera, adornata da una luna appena sorta sul mare...


Domenica 14 Agosto 2011: da Cala Luna a Cala Sisine, quindi a Irgoli

Come avevamo potuto dedurre grazie alle nostre sofisticate conoscenze astrali, il sole del mattino ci colpisce direttamente in volto: tanto vale approfittarne per ricavare qualche ricordo fotografico dell’esperienza. Terminata la sessione, fatico ancora a localizzarmi con precisione in un punto spazio-temporale del pianeta terra. La testa è pesante e le gambe molto di più. Ci vuole un bagnetto nell’acqua piacevolmente gelida del mattino. Ci vuole anche una ricca colazione (ma và?).
Il sole del mattino incendia la sabbia di Cala Luna, all'ombra di una delle grotte che si affacciano sulla spiaggia...
L’ambizioso obiettivo della giornata è giungere salvi e con mezzi propri a Cala Sisine, lungo la prosecuzione del sentiero costiero avviato il giorno innanzi. Non ricordo bene cosa fosse a infondere l’ottimismo necessario al completamento di tale illusorio traguardo. Eppure eravamo a conoscenza di dislivelli e (soprattutto) tempi di percorrenza: cinque ore!
Partenza pesante, senza troppi indugi: si sale e basta. Incessantemente. Il passo è lento, metodico. Diventa quasi piacevole, dopo un po’. Fabio ci aspetta sempre un po’ (tanto) più avanti. Ci aggiorna su altitudine, tempi, percorso mancante. La situazione pare non migliorare. Tale è il meccanismo di processione cadenzata automatica, che quando raggiungiamo l’invisibile bivio verso Cala Sisine, lo manchiamo senza pensiero. Proseguendo la salita. Ancora e ancora, perchè cinque ore sono troppo poche e noi meno di sette non ne camminiamo. Finalmente Fabio si insospettisce. Quando i gabbiani stavano per lasciare il passo ai condor e il mare era così lontano da farci credere di essere sugli Urali, il seme del dubbio si fa breccia nella sua mente. Ne scaturiscono patetiche congetture carto-topo grafiche, accompagante da una a dir poco disorganizzata ricerca della giusta via.
E’ a quel punto che, come mai in vita mia, mi sono sentito prossimo alla lucidità. Senza acqua né cibo, lontano dalla meta, senza conoscere la retta via, finalmente avevo un obiettivo. Uno scopo ultimo. Emerso dalla difficoltà e dalla necessità: sterminare tutte le dannate vespe che si facevano beffe di noi. Ma fu un compito improbo. Superiori in numero e capacità, ne sarebbe sempre rimasta una più di noi. Solo l’estrema freddezza e (soprattutto) il caso, ci condussero verso l’elusivo sentiero. Utilizzammo l’ultima manciata di ioni delle batterie dei telefonini e un debole segnale rimbalzato su chissà quale pietra per comunicare a Silvia le nostre ultime volontà: il menu della cena.
Solo la vista del battello che collega Cala Sisine a Cala Fuili ci fornì la certezza di un sicuro ritorno al campo base: Irgoli.

Lunedì 15 Agosto 2011: Su Gologone

E' ferragosto anche per noi. Optiamo per una tranquilla visita alla risorgiva di Su Gologone, all'ombra di alti pini e rinfrescati dalla gelida risorgiva. La leggenda vuole che suddetta risorgiva scenda in profondità per 150 metri, ma rimarremo sempre nel dubbio, visto che Gianluca si rifiuterà vigliaccamente di verificare.
Visto che alla partenza era stato firmato uno statuto che vietava espressamente di trascorrere una giornata serena, Fabio fu costretto a recarsi segretamente alla moto, aspirare con una cannuccia l'intero serbatoio della benzina e fingere di rimanere a secco. Una prima missione di salvataggio ci spinse a rifornire una bottiglia di un litro e mezzo di carburante, travasando l'equivalente in acqua nelle nostre vesciche, confidando in proprietà biologiche di ben altre specie, che risulteranno poi tragicamente smentite.
Non contento, Fabio decise di sgassare per l'intero viaggio di ritorno, fino a rimanere nuovamente a secco. Visto che per la serata serviva un quarto per la partita a carte, si procedette con un secondo salvataggio.

Martedì 16 Agosto 2011: da Irgoli alla Gola di Gorropu, quindi a Capo Caccia

Si parte da Irgoli alla volta di Gorropu, una gola stretta e alta scavata da un fiume sotterraneo che affiora solamente nei periodi di piena (pare che non sia questo il periodo...). L'avvicinamento alla gola è a dir poco snervante. Una volta lasciata la strada principale, si procede per minuti e minuti in moto su vie sbrecciate, senza mai avere conferma della bontà della direzione. La giornata afosa, l'assenza di piante e il calore dei motori rendono la cosa meno piacevole. Fortunatamente, dopo un consulto con un esperto del posto che inspiegabilmente si esprimeva testardamente in lingua olandese nonostante gli sforzi da parte di Gianluca di instaurare un dialogo in sardo, raggiungiamo l'accesso a un largo e comodo sentiero che nel giro di un'oretta conduce all'imbocco vero e proprio del Canyon.
Le ripide pareti della gola lasciano filtrare, di tanto in tanto, qualche stretto raggio di sole...
Da qui, si procede sui massi levigati dalle acque e tra le alte pareti verticali, che arrivano quasi a toccarsi, in alcuni punti, raggiungendo una distanza minima di cinque metri. Le pareti sono abitate da mufloni e aquile reali. Sempre per alimentare la nostra avventurosa vacanza, Fabio aveva deciso di recarsi la notte precedente all'interno della gola e lasciare la carogna puzzolente di una mufla lungo la via, simulando una sua caduta dalle aspre pareti, a voler sottolineare la pericolosità del posto. Le stesse guide indigene si stupivano di questo clamoroso evento irripetibile: Fabio si rese conto di averla fatta troppo grossa e per quest'anno smise di stupirci con gli effetti speciali.
Anche perché era giunto il momento della verità. In serata ci saremmo diretti con un lungo e faticoso viaggio verso Capo Caccia, dove l'indomani ci avrebbe atteso la temutissima, spaventosa, rinomata, innominabile Ferrata del Cabirol, causa dei peggiori incubi per diverse notti a seguire (e a precedere).
Lo spettro della ferrata del Cabirol è di fronte a noi. Sin dalla sera, studiamo il nemico. Silvia e Antonella, per l'occasione, ci avevano riaggiunto da Irgoli per gli addii...


Mercoledì 17 Agosto 2011: da Capo Caccia a Tharros

Dopo aver dormito abusivamente in un campeggio, smontate le tende di buon ora, procediamo lentamente verso l'attacco della ferrata, con spirito paragonabile a quello di un dead man walking. Lasciate le moto, fatti i bagagli, c'è tempo per uno scambio di sguardi. Sono piuttosto espliciti e dicono: perché? Non lo sapremo mai... ma soprattutto, perché continuiamo a farlo? Infiliamo l'imbrago, leghiamo il kit per la ferrata alla vita (in tutti i sensi che potete immaginare...), e imbocchiamo la stretta via che risale per una quindicina di minuti fino all'attacco della ferrata.
Trattasi di un percorso su una parete verticale a strapiombo sul mare, che manifesta la sua inquietudine 160 metri sotto di noi. Penso a quando anni addietro mi sentivo mancare sporgendomi da un balcone alto sei o sette metri. In effetti non sono nemmeno paragonabili le due esperienze, perchè mai dovrebbe mettermi pensiero? Poi qui c'è il mare, cosa c'è di meglio di un bel tuffetto in una calda giornata estiva?
Uno tra i passaggi più banali della ferrata! (courtesy of Gianluca... con l'autoscatto ci ho provato, ma non facevo mai in tempo...)
Rimangono le immagini e le sensazioni. Lo sguardo verso i piedi, che stagliano il loro profilo per intero sull'azzurro dell'acqua, è una delle più vivide. O la schiena rivolta nel nulla, aggrappati con le braccia alla fune d'acciaio. La tensione che si libera e si riforma ad ogni passo, mentre si salgono i pioli fissati alla roccia. Il momento dell'arrivo!
Il resto della giornata è occupato dal piacevole trasferimento in moto a Tharros, allietato dalla valanga di endorfine in eccesso che impiegherà qualche ora per esaurirsi!

Giovedì 18 Agosto 2011: da Tharros a Irgoli, nuovamente

Altra notte in campeggio. Il più sfarzoso della Sardegna, con tanto di veline e animatori vari che non riusciranno minimamente a intaccare il riposo dei guerrieri. Al mattino ci portiamo alla città fenicia di Tharros, adiacente il promontorio di Capo San Marco, il cui periplo sotto il sole cocente costituirà la nostra attività mattutina.
Ci concediamo mezz'ora di vita da spiaggia prima di prendere nuovamente la via per Irgoli.
Per nostra fortuna e sfortuna di Fabio, lungo il rientro notiamo la presenza di un nutrito gruppetto di fenicotteri rosa che ci costringerà a una lunga sosta fotografica.
Torre di San Giovanni da un tratto "livello mare" lungo il sentiero del periplo
Fenicotteri Rosa nei pressi di Oristano


Venerdì 19 Agosto 2011: Cengia di Punta Giradili

Finalmente un letto! Come, scusa? Ops mi è scappato... che noia ancora un letto! Al mattino ci svegliamo acciaccati a causa del riposo in un soffice giaciglio. Affatto abituati a questo genere di comodità (che ribadisco aborriamo per statuto), optiamo per affrontare un'escursione che possa ridar tono alle nostre fiacche gambe: l'ascesa fino alla Cengia di Punta Giradili. Lo scopo ultimo è quello di scattare una foto identica a quella della copertina della guida di Gianluca. Nell'aura di semi-follia che ammanta le nostre giornate a nessuno viene in mente di chiedersi che senso abbia. Raramente mi è capitato di affrontare una salita più massacrante con un simile caldo. A tratti il sentiero pendeva a tal punto da rischiare il ribaltamento. Ma alla fine otteniamo sempre ciò che vogliamo, e anche questa missione viene brillantemente risolta, riempiendo le schede di memoria con l'agognata ripresa.
L'agognato panorama dalla Cengia di Punta Giradili...


Sabato 20 Agosto 2011: Nuoro

Infine, un giorno di relax (per noi) e di terrore (per loro) con Silvia e Antonella. A cavallo di pericolosissime due ruote, dove ogni curva, ogni parapetto, ogni frenata costituiscono insidie mortali, raggiungiamo il parco del Cristo Redentore (e come potevamo mancarlo noi, così osservanti e devoti...), dove avremo modo di assistere a un'intensa cerimonia nuziale indigena (anche se alcuni abiti tipicamente dell'800 moscovita lasciano qualche dubbio residuo...)

Domenica 21 Agosto 2011: da Irgoli a Perugia

Tempo di rientri... ci imbarchiamo che di fatto il traghetto è già in movimento. Con la moto mi sistemano incastrato dietro al portellone di accesso ai garage, al punto che quando arriviamo per poco non vengo espulso automaticamente alla sua apertura!

Un caldo ringraziamento (caldo perchè ci ha permesso di non dormire all'addiaccio) va innanzitutto alle nostre ospiti a cui dedichiamo questo misero ma sicuramente tempestivo reportage (solo qualche mese di ritardo...)!!! L'esperienza accanto a Fabio e Gianluca è stata come sempre appagante: fonte di stimoli da rincorrere (Fabio corre come un addannato, a piedi mica con la moto!) e motivazioni concrete (tipicamente i pasti, muse ispiratrici per un artista della vita come Gianluca). Grazie a tutti voi!!!