ENGADINA 2012
Martedì 11 Settembre 2012: Pontresina e la Val Roseg

Una donna, stanca, arranca sulla via fangosa che conduce a casa. E' una casa vecchia, annerita dal fumo e scrostata dalle intemperie. La donna trasporta un fardello di secchi d'acqua. Sembra fermarsi, quasi trascinata indietro dal loro peso.
Un contadino, calvo e vigoroso, lavora la terra con una vanga, spingendola a forza nel suolo col suo piede destro. Sugli alpeggi, le vacche pascolano beate. Imponenti montagne fanno loro da sfondo. Al paese le pecore vengono benedette dal parroco, mentre lungo la strada avanza un cupo corteo funebre; sono questi gli scenari a cui si pensa lungo la strada che da Chiavenna sale verso il passo del Maloja, paese montano in territorio svizzero che dal 1894 ha dato rifugio a Giovanni Segantini fino all'anno della sua prematura scomparsa avvenuta nel 1899. Sono gli scenari dei suoi dipinti, ispirati in buona parte dai paesaggi e dalle atmosfere dell'Engadina, valle glaciale che si appresta ad ospitare le nostre anime per i giorni a venire.
Nel nostro caso, provenendo da Como - dove abbiamo potuto beneficiare della calda ospitalità di amici di lunga data di Gianluca - si accede alla valle oltrepassando il suddetto passo del Maloja. Siamo in auto e non in moto. Questo ferirà di certo le vostre aspettative, ma ripensando all'aria gelida che filtra dai finestrini dell'auto una volta entrati nella valle, non si prova il benché minimo rimorso da parte nostra e arrivo a comprendervi se deciderete di abbandonare la lettura a questo punto, non appena saputo che neanche Fabio è dei nostri: risulta impegnato in un progetto di svezzamento atto ad allevare un quarto uomo da aggiungere alla comitiva una volta che questa, vecchia e decrepita, dovrà essere raccolta da giovani forze dalle voragini di un qualche angusto precipizio. Quindi, prendete un attimo di pausa, raccogliete un po' di buonumore, tirate un sospiro di rassegnazione e abituatevi all'idea di una vacanza diversa dalle trascorse.
Torniamo a noi. Passo del Maloja. Scenari del Segantini. Immagini in testa. Nulla di tutto questo. Ciclisti hi-tech percorrono a tutta velocità l'asfalto levigato che costeggia i meravigliosi laghi di Sils e Silvaplana, battuti da meravigliose imbarcazioni in vetroresina che contendono la palma dell'hi-tech ai mezzi dei ciclisti. Un paio di SUV, lucidi manco fossero usciti cinque minuti prima dalla concessionaria, ci sorpassano di gran carriera. Penso che così facendo sporcheranno le targhe anteriori con i moscerini. Eleganti Hotel li ospiteranno per la sera (i passeggeri, non i moscerini). Vabbè, così è St.Moritz.
La nostra meta è Pontresina, nella Val Bernina. Anche se non abbiamo ancora un posto dove dormire è lì che vogliamo andare. Ci arriviamo poco dopo, per scoprire che il nostro abbigliamento estivo è quanto meno fuori luogo da queste parti. Una rapida perlustrazione del paesino non ci fornisce molte alternative per la notte (almeno se vogliamo tornare in patria ancora felici possessori di un conto in banca). C'è un ostello vicino alla stazione dei treni. Però è ancora presto (siamo intorno all'ora di pranzo). Rimarremmo con i piedi in piedi per mezza giornata. Inoltre, le previsioni meteo per l'indomani sono poco rassicuranti (per usare un eufemismo). Se non si potesse uscire, rimarremmo bloccati nel paese ancora un giorno. Non rimane che una cosa da fare: avventurarci sin d'ora lungo la Val Roseg e raggiungere lo Hotel Roseggletscher, nel cuore della valle.
L'Ova da Roseg scorre alla nostra destra. Il sentiero è largo e ben tenuto. Il freddo patito in mattinata non ha certo rinvigorito la salute. Anzi, mi sento piuttosto debole e con un accenno di mal di gola. Non dovrebbe occorrere molto per raggiungere l'albergo (forse un paio d'ore), ma la stanchezza del viaggio e il peso dello zaino rendono comunque impegnativo il tragitto. A rallentare il passo, ci si mettono anche degli arzilli scoiattoli (onnipresente roditore), che facendo capolino tra i rami degli alberi ci costringono a numerose soste per dare spazio a dei goffi tentativi fotografici.
Simpatico roditore colto nell'atto di rosicchiare un filo d'erba (non è vero... sta trangugiando una ghianda o roba simile ma il filo d'erba rende lo scatto un poco più degno di nota)
L'Ova da Roseg, nei pressi dell'albergo, si dipana in mille canali che scorrono sul largo letto sassoso del fiume. Il bosco lascia spazio a un'ampia radura glaciale vegliata dalle imponenti figure del Bernina (4049 s.l.m.), del Roseg (3937 s.l.m.) e del Sella (3584 s.l.m). Dalle vette scendono due ghiacciai principali: la Vedretta da Tschierva e la Vedretta da Roseg, che un tempo spingevano i loro confini sin quaggiù. Per questa sera però dimentichiamo i ghiacciai e ci abbandoniamo al calore di una doccia e dell'ottimo pasto servito dal ristorante dell'Hotel.

Mercoledì 12 Settembre 2012: Hotel Roseggletscher

Giornata fredda e di pioggia. Siamo bloccati all'Hotel Roseg e non possiamo proseguire fino alla capanna Coz, che era prevista come meta. Le nubi si rincorrono basse e l'acqua cade con costanza inesorabile. Il personale dell'albergo ci fa accomodare in un tavolo del ristorante, fortunatamente a ridosso delle ampie vetrate che danno sul pianoro. Alla nostra destra le imponenti figure dei ghiacciai fanno sporadicamente capolino dalla foschia, mentre i pendii delle montagne attorno si imbiancano di neve. Dal pendio di fronte a noi scende una stretta cascata d'acqua, un filo bianco sulla roccia scura. E'altissimo e a seguirlo con lo sguardo ci si perde. In mezzo al pianoro il fiume turchese continua la sua incessante discesa.
Lo sguardo indugia sul panorama per lunghi periodi, poi torna ai libri o al diario da scrivere. Qualche uccello di tanto in tanto rompe la monotonia dell'attesa, posandosi in cima all'albero che cresce di fronte alla finestra.
Durante le lunghe ore di riposo, esploriamo le funzioni delle apparecchiature fotografiche. Questo ? costituisce un interessante bersaglio di test.
Pranzo e cena divengono le principali attrattive della giornata. Fortunatamente la cucina dell'Hotel non delude e possiamo quantomeno assaporare i gusti di qualche portata locale. Alla sera ci rendiamo conto di essere gli unici avventori dell'albergo. Non possiamo non sentirci in colpa nei confronti del garbato gestore costretto al pernotto in Hotel solo per causa nostra... rimaniamo quindi in tre in mezzo alle tenebre della valle, negli ampi edifici della struttura, ormai preda anch'essa della neve che già dalla sera aveva iniziato a imbiancare il pianoro.

Giovedì 13 Settembre 2012: a St.Moritz per la Fuorca Surlej, una fatica inaspettata

Scoiattolo ripreso appena fuori dall'Hotel, al mattino prima di partire.
Cito direttamente dalle pagine del diario.
"Oggi è stata una giornata allucinante. Siamo partiti dall'Hotel Roseg intorno alle 9:15. Il cielo era tutto coperto. Non faceva molto freddo ma il vento trasportava del nevischio intorno a noi. Ci siamo diretti verso la testata della valle costeggiando il fiume (l'Ova da Roseg) che scende dal lago Vadret, alimentato direttamente dal ghiacciaio sovrastante (il ghiacciaio Roseg). Inizialmente si pensava di arrivare alla base del ghiacciaio, poi decidere cosa fare. Il tratto che abbiamo attraversato è sostanzialmente pianeggiante, fatta eccezione per qualche breve tratta.
Lo scenario che si presentava nei pressi del lago Vadret. Sullo sfondo il ghiacciaio Tschierva semicoperto dalle nubi. In primo piano l'Ova da Roseg. Spolverate di neve fresca un po' ovunque.
Raggiunta la base del ghiacciaio, un sentiero piuttosto ripido si stacca sulla destra, diretto alla capanna Coaz. Sono circa 500 metri di dislivello. La neve caduta ieri sembrava aver risparmiato la traccia del sentiero, così abbiamo deciso di procedere fino alla capanna. E' stato decisamente faticoso. Anche perché iniziava a fare freddo e a tirar vento. Di tanto in tanto era necessario perdere del tempo per cercare il sentiero, coperto dalla neve. Procedevo lentamente, fermandomi spesso. Il pesante zaino mi sbilanciava facilmente, ma soprattutto mi tirava verso valle. Ho iniziato ad avere freddo.
Giunti alla quota della capanna, è stato necessario salire ancora per seguire il percorso del sentiero. Questo finiva per incrociare un secondo sentiero, proveniente dalla valle e diretto alla capanna, che dista circa quindici minuti. Sarei sicuramente sceso a scaldarmi, non fosse stato per Gianluca che ha consigliato di proseguire verso forca Surlej. Il sentiero ha iniziato a costeggiare la montagna, perdendo quota a mano a mano. Ci siamo ritrovati a 2400 metri, a un bivio che da un lato riportava all'Hotel e dall'altro alla forca. Vada per la seconda, anche se era necessario risalire fino a 2700 metri. Facevo fatica a fare salita, avevo timore che la traccia del sentiero fosse inghiottita dalla neve e che scendesse la nebbia, visibile in lontananza.
Il panorama era bellissimo, ma non c'era molta occasione per guardarlo. Ho iniziato ad avvertire un dolore al naso, per via del freddo. Così cercavo di proteggerlo con i guanti. Quando la capanna Surlej è apparsa dietro a un'altura, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Dalle rocce accanto al sentiero cadevano stalattiti ghiacciate. Eravamo attorno a 0°C, con un forte vento.
Una volta alla capanna, abbiamo potuto scaldarci con cibo caldo. La via del ritorno era ancora lunga e già avevamo camminato 5 ore. Erano le 15:00, probabilmente non avremmo fatto in tempo a scendere fino a Pontresina. Abbiamo comunque tentato. In due ore di discesa massacrante per le gambe, abbiamo raggiunto Hannesee, spora St.Moritz. Ero sfinito e infreddolito. Un ristorante accanto al lago ci ha riscaldato con un the e della cioccolata calda. I cartelli riportavano 2 ore e tre quarti per Pontresina. Non ce l'avremmo fatta né con le energie né col tempo, quindi in 50 minuti siamo scesi a St.Moritz e abbiamo preso il bus per Pontresina. Totale di 8 ore di cammino, 1000 metri di dislivello. Temperature gelide e vento.
Ora alloggiamo all'Ostello per la gioventù (?!?) di Pontresina. In una camera da 6, purtroppo..."

Venerdì 14 Settembre 2012: la Val Languard, ovvero caccia agli stambecchi fantasma

L'escursione alla Val Languard è stata una cosa improvvisata decisa a colazione. Occorreva una giornata tranquilla, dopo quella di ieri. E' gradita usanza dell'Engadina, quella di fornire un pass gratuito per tutti gli impianti di risalita agli avventori che soggiornano in zona per un periodo maggiore ai due giorni. Onorando tanta ospitalità, scegliamo quest'oggi di utilizzare l'impianto che da Pontresina (1820 s.l.m.) conduce all'Alp Languard (2325 s.l.m.). E' una bellissima giornata, come lo saranno le prossime e per questo siamo di buon umore. Fa addirittura caldo, a tratti.
Un sentiero per nulla faticoso prende a salire verso la testata della valle, dove da un piccolo laghetto (Lej Languard), origina il torrente che scorre alla nostra destra, scavando la profonda valle. Lungo il tragitto incontriamo delle vecchie amiche marmotte. Cogliamo l'occasione per una sessione fotografica piuttosta lunga. Abbiamo tempo a sufficienza.
Landscape.
Portrait.
Salendo ancora, attraversato il torrente sopra un pittoresco ponte in legno, ci aspettano una manciata di metri di dislivello fino al Lej Languard. Piuttosto faticosi, a onor del vero. Giunti lassù, tuttavia, un buon ristoro e un pisolino sulle sue rive sono rigeneranti. Dietro di noi, le cascate formate da un piccolo affluente formano numerose e pittoresche stalattiti ghiacciate; non fa poi così caldo! Questo non impedisce a un singolare individuo di origine nordica di bagnarsi per intero all'interno del laghetto, contravvenedo a una dozzina di divieti, vestito da un paio di miseri boxer. Il Dio Odino lo punirà con 7 giorni di febbri e tormenti.
Dalle rive del Lej Languard. Polarizzatore. Ho dovuto eliminare con photoshop la moltitudine di stambecchi che oscuravano il cielo terso con le loro acrobazie.
Sugli scogli sovrastanti il lago, dovrebbero ammassarsi decine, centinaia, forse migliaia di aitanti stambecchi, pronti per essere fotografati anche dal più pigro escursionista. La salita però non si presenta troppo malleabile e valutiamo che potrebbe essere meglio controllare da lontano se per caso tanta ressa animalesca non abbia trovato motivo di non presenziare all'appello.
Una piccola deviazione sulla via del ritorno ci porta alla Ch.na Paradis. Da lì, arretrando un poco lungo la costa, si scopre la zona degli stambecchi. Minuziose osservazioni al teleobiettivo non hanno rivelato la minima traccia. Un gruppo di ghosts busters di ritorno dalla zona riferiscono che potrebbero averne rilevato una traccia, ma sospettano un guasto allo strumento.
Torniamo all'Alp Languard, e scendiamo usufruendo nuovamente degli impianti meccanizzati. Poiché prima del pasto serale, servito in vero piuttosto in anticipo rispetto alle abitudini nostrane, avanza del tempo, si prende la decisione di addentrarsi nel bosco di Pontresina per fronteggiare un altro sciame animale. Cince dal ciuffo e un misto di altri passeriformi, temutissimi frequentatori dei boschi, noti per la loro abitudine di assalire i viandanti e divorarne le carni, se non adeguatamente nutriti. Noi, impavidi, vogliamo fotografarli da distanze ridicolmente brevi, come promesso da testi, guide e recensioni sul web.
Dopo un'ora, fatta eccezione per l'incessante e canzonatorio cinguettio emesso dai volatili, non v'è traccia visiva degli stessi. Serpeggia il malcontento e il vagabondaggio silvestre accentua la stanchezza delle nostre membra. Un accogliente parco adornato da panchine ordinatamente disposte abbraccia i nostri corpi, ormai fiaccati. E' allora che i curiosi e famelici pennuti cominciano la loro caccia, come avvoltoi su carogne putrefatte. Veloci, sbricioliamo pane e biscotti per attrarre gli esserini nei punti di miglior luce. Sono veramente troppi e si fa fatica a scegliere un soggetto. Putroppo la regina di casa, col suo malefico ciuffo, è la prima ad apparire e la prima a sparire, lasciandoci con specie di rango più infimo, ma comunque soddisfatti.
Pennuto cincia numero uno.
Pennuto cincia numero due.
Pennuto picchio con pasto a base di carboidrati trasportato dal vento e da mani invisibili.


Sabato 15 Settembre 2012: ferrata al Piz Trovat

Lungo la strada che da Pontresina sale al passo del Bernina, si incontra il parcheggio per la funicolare Diavolezza, che conduce all'omonimo albergo a quota 2973. Dal punto di arrivo, scendendo in direzione del ghiacciaio Pers tramite un sentiero segnato con vernice bianca e blu, si giunge all'attacco della ferrata del Piz Trovat, che porta fino a 3146 metri. La via non presenta grosse difficoltà (almeno nella sua variante semplice) ed è costituita in maggior parte da scalini in ferro che salgono verticali lungo la parete sud della montagna fino alla cima.
C'è tempo quindi per ammirare la vastità del ghiacciaio sottostante e le creste innevate dei monti vicini, tra le quali padroneggia quella del Piz Palu, che arriva a 3901 metri.
Panoramica del ghiacciaio Pers ripresa lungo la salita della via ferrata del Piz Trovat.
Giunti in fondo alla via, sulla cima del Trovat, c'è uno spesso strato di neve e un impressionante panorama sulle circostanti catene montuose. Firmato il canonico libro della via, si ridiscende per un angusto sentiero scivoloso in mezzo alle rocce fino all'albergo Diavolezza, dove si completa la discesa fino alla macchina in funivia.
Lungo la strada per Pontresina c'è tempo per una deviazione su un bel sentiero che dalla località di Las Plattas conduce alla stazione di Morteratsch, a valle dell'omonimo ghiacciaio. Percorrendo il sentiero si possono ammirare simpatici scoiattoli dal pelo fulvo e piacevoli cascatelle formate dal fiume Ova da Bernina.
Rapide lungo l'Ova da Bernina.


Domenica 16 Settembre 2012: tributo al Segantini

Abbiamo il solo mattino da investire in escursioni prima della ripartenza. Decidiamo di finire da dove avevamo iniziato: renderemo omaggio al Segantini raggiungendo la capanna che porta il suo nome, sul monte Schafberg, sopra Pontresina, dove egli morì nel 1899 a 41 anni di peritonite (questo almeno è quel che riporta la storia ufficiale. L'ipotesi più probabile è che, vista la dimensione delle sue tele e l'assenza della funicolare non ancora realizzata, il poveretto ebbe un malore lungo la perigliosa salita che dovette affrontare per godere di un panorama sempre migliore).
Trasportati dalla funicolare che collega Punt Muragl (1738 s.l.m.) a Muottas Muragl (2453 s.l.m.), prendiamo il sentiero che da qui sale fino alla capanna Segantini (2731 s.l.m.), ben disposta su un balcone di terra affacciato sull'Engadina, dove è possibile scorgere anche St.Moritz e i laghi adiacenti. Da qui si ridiscende fino all'Alp Languard e quindi a Pontresina con la seggiovia. Da Pontresina a Punt Muragl, dove abbiamo lasciato l'auto, è una non trascurabile camminata. Ripartiamo intorno alle 14:00 dopo un sostanzioso pieno di carburante, per arrivare a Perugia verso sera.
Doveroso è un saluto e un sentito ringraziamento all'abituale compagno di viaggio Gianluca.