PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE - I CAMOSCI SUL MONTE AMARO DI OPI
Il Camoscio d'Abruzzo (o Appenninico) è una specie a rischio che vive nel Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, sul Gran Sasso e sulla Majella. Recentemente, è stato introdotto anche sui Sibillini. La sua classificazione scientifica è Rupicapra pyrenaica ornata. E' una specie distinta dal Camoscio che vive sulle alpi (il Camoscio Alpino, classificato come Rupicapra rupicapra rupicapra). Un carattere distintivo è il mantello più chiaro, con due vistose bande scure laterali lungo il collo. Inoltre le corna risultano più grandi di quelle del suo parente alpino.
Il mantello è marrone chiaro e piuttosto diradato d'estate, mentre si infoltisce per affrontare il freddo invernale, divenendo marrone scuro. E' proprio per fotografarlo con un bel mantello che con Gianluca siamo tornati in Abruzzo dopo l'esperienza estiva in Val di Rose, quando invece apparivano completamente "spelacchiati" ;-)
Tuttavia, non sono convinto che abbiano raggiunto il loro massimo splendore: dovrò tornare ancora una volta con le neve per controllare...
Per cambiare, ci siamo diretti sul Monte Amaro nei pressi di Opi, invece che verso la più gettonata Val di Rose. Devo dire che non ci siamo affatto pentiti...
In questo sito, potrete trovare dettagliate informazioni sul Camoscio d'Abruzzo.

Sabato 25 Ottobre 2008 - Civitella Alfedena - Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

Siamo giunti a Civitella Alfedena nel tardo pomeriggio di sabato, e subito diretti al B&B. Le nostre intenzioni erano di riposarci un po', cenare al "Lupo Cerviero" e poi andare a letto per svegliarci presto al mattino e dirigerci al Monte Amaro. Una serie di imprevisti più o meno piacevoli hanno modificato leggermente i nostri piani.
Innanzitutto, al B&B ci dicono che la sera precedente, un simpatico orso marsicano ha visitato i frutteti vicino al paese, e in seguito si è fatto una passeggiatina in centro a Civitella Alfedena, passando anche davanti al nostro B&B. Inutile dire che anche a noi piacerebbe vederlo, stasera! Decidiamo quindi di uscire un po' prima di cena per un giretto intorno al paese, ma nulla.
Dopo l'appagante cena al Lupo Cerviero, discutendo con il gestore sul fatto che il giorno successivo non sarà agevolissimo salire sul Monte Amaro a causa delle foglie bagnate nel sottobosco, scopro di essermi dimenticato gli scarponcini a casa! Vabbè... decido di andare comunque con le scarpe da ginnastica, estive e completamente bucherellate per favorire il passaggio dell'acqua :-) speriamo almeno che non piova!
Anche lui ci ricorda dell'orso in paese, e così ci facciamo una seconda passeggiata nella speranza di vederlo. In giro ci sono alcuni ragazzi del circondario saliti per l'occasione, quindi inizio a dubitare che il nostro amico decida di palesarsi stasera, con questa confusione... per questo andiamo a letto, tanto se passa si vede anche dalla finestra della camera... ;-)
Non riesco a dormire, è più di un'ora che leggo e decido quindi di farmi un secondo giretto per il paese. Salgo fin sopra ai giardinetti (quelli vicino all'area faunistica del lupo) per farmi due passi, visto che non fa freddo. Quando sto per sedermi su una panchina sento dei movimenti dall'altro lato dei giardini. Che sia qui sotto? Macchè: si tratta di un piccolo gruppo di cerve che stanno brucando l'erba dei giardini! Rimango comunque sorpreso dall'incontro, e giro un filmato col telefonino per ricordarmi dell'evento:
Un piccolo gruppo di cerve bruca l'erba dei giardini di Civitella Alfedena. Dalla valle, dal lago di Barrea, sale una dolce nebbia che a mano a mano avvolge il piccolo paese abruzzese, dal basso verso l'alto. E' tardi: manca poco alla mezzanotte. Intorno tutto è tranquillo. I passi dei cervi sull'erba umida sono l'unico rumore. Ecco: basta poco per essere sereni. Domani sarà una bella giornata.
Nessuna traccia dell'orso. Mi rilasso qualche minuto su una panchina dei giardini, poi torno a letto. Questo è un filmato ripreso la sera precedente da qualcuno che ha potuto assistere all'evento del passaggio dell'orso:
Ecco quel che avremmo potuto vedere se fossimo arrivati con una sera di anticipo. Abbiamo deciso di rimandare a causa delle previsioni meteo, che per la domenica, sembravano migliori rispetto al sabato... Il video è stato preso da YouTube.


Domenica 26 Ottobre 2008 - Monte Amaro di Opi - Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

La densa nebbia mattutina ci ricorda che oggi sarà una giornata di sole. Da Civitella all'imbocco del sentiero per il Monte Amaro, in Val Fondillo, sono una decina di minuti in auto. Poi una sterrata che si snoda lungo la valle porta a un ponte sul torrente Fondillo che, attraversato, conduce al sentiero in mezzo al bosco di faggi che sale verso la cima del Monte Amaro, a quota 1862 metri s.l.m. Sono 775 metri di dislivello. E' il sentiero del parco "F2".
La traccia su Google Earth del percorso di andata, dal parcheggio sino in vetta al Monte Amaro. La prima parte del percorso, fino a quota 1600 all'uscita dal bosco, è presa tramite il software GPSTuner caricato nel mio cellulare. Poi a quel punto si è esaurita la batteria, e l'ultima parte è aggiunta a mano tramite Google Earth.
L'imbocco del sentiero è già di per sè un luogo da favola. La nebbia avvolge i faggi carichi dei loro colori autunnali. La via è completamente coperta di foglie. Accanto, scorre il torrente Fondillo. Il sentiero sale subito ripido. E' facile perdere la via, almeno inizialmente, perchè la traccia è invisibile, e i piedi affondano nel tappeto di foglie umide. I miei piedi ringraziano, sono già completamente umidi. Sbagliamo un paio di volte la via, poi finalmente il sentiero comincia a delinearsi e con ritmo costante possiamo iniziare a salire.
Usciamo dalla nebbia dopo breve, e dopo un'ora circa di cammino tra gli alberi (o forse meno...) raggiungiamo il limite superiore del bosco, a quota 1550 metri circa. Qui il sole ancora basso filtra radente tra le fronde, e lo spettacolo è a dir poco suggestivo. Non ci fermiamo per scattare, però. Vorremmo raggiungere i primi camosci col sole non troppo alto, per avere una luce migliore. Non abbiamo idea di quanto manchi.
Ma dobbiamo fare poca strada. Il bosco non è ancora terminato che dietro un piccolo dosso del sentiero facciamo fuggire i primi due camosci tra gli alberi. Troppo vicini. Li guardiamo correre nel bosco, e nel frattempo estraiamo dallo zaino l'attrezzatura. Siamo quasi arrivati.
Nemmeno cinquanta metri, che alla nostra sinistra, su di uno sperone di roccia, compare un terzo camoscio solitario, che dapprima ci guarda insospettito, poi riprende tranquillo a brucare. Si sente sicuro: è estremamente vicino (il 500mm è troppo lungo e non mi entra nel fotogramma), ma una parete di roccia lo separa da noi. A volerlo raggiungere, ci sarebbe da arrampicare. Scattiamo qualche decina di foto (vabbè non sia mai che poi non se ne incontrano altri...), però nulla di troppo soddisfacente. Lo sfondo col cielo azzuro uniforme non è dei migliori, e siamo anche quasi controsole!
Vabbè: decidiamo di oltrepassarlo e di metterci a favore di luce, in posizione più elevata e con uno sfondo migliore. Il rischio è che vedendoci muovere scappi via. Invece ci osserva procedere lungo il sentiero, finchè non riusciamo ad oltrepassarlo. Poi ci voltiamo e riprendiamo a scattare. E' un vero e proprio modello: rimane sullo sperone, bruca, ci guarda, si volta, esegue qualche posa tutta per noi ;-)
Mano a mano lo avvicino sempre più, scattando di volta in volta con il treppiede appoggiato alla roccia. Guardarlo nel mirino, è come essere lì con lui. Probabilmente è un maschio.
Un bell'esemplare di camoscio bruca tranquillo su di uno sperone roccioso. E' il nostro primo incontro giornaliero, e già potremmo essere soddisfatti. In questa foto sono ancora distante, e una roccia ostruisce la vista completa dell'animale...
... mi avvicino a riesco a scoprirlo interamente. Scatto non appena vedo un riflesso decente sull'occhio. Tuttavia, preferisco la foto in cui è seminascosto dalla roccia.
Una quindicina di minuti di riprese, e alla fine ci regala questa simpatica posa. L'occhio dolcissimo mi guarda col capo girato, come a voler salutare. Sembra voglia andarsene, ma rimane dov'è, finchè non siamo noi a stancarci, e a ripartire per la cima.
Riprendiamo la via verso l'anticima. Ormai siamo fuori dal bosco e lungo il crinale della montagna. Alla nostra destra c'è il bosco che cresce nell'altro versante. Un bramito proviene dal suo interno (non è un po' tardi?). Poi un altro camoscio si infila nel bosco, dopo averci soppesato con lo sguardo da vicino. E' in ombra completa, i due scatti fugaci sono mossi e inutilizzabili.
Ci inerpichiamo su per la roccia, cavalletto alla mano. Il sentiero si fa leggermente impegnativo, ma non ho voglia di riporre l'attrezzatura: troppa fatica ;-)
Siamo sull'anticima: più avanti, appena sotto la cima, altri camosci. Un paio. Ci avviciniamo cercando di non farli fuggire. Loro si allontanano timidamente, senza troppa fretta. Quando siamo a distanza, c'è tempo per due o tre scatti, prima che prendano a correre lungo il pendio, facendoci assistere a discrete acrobazie.
Scatto in coppia prima della fuga lungo il pendio. Ho provato spesso una foto in panning, senza successo... :-(
Alla prossima occasione, proverò principalmente panning...
I nostri amici si fermano poco più in basso. Sullo sfondo c'è la Val Fondillo. Sono molto numerosi, c'è l'intero branco. Non sembrano affatto spaventati dalla nostra presenza. I nostri tentativi di avvicinamento non provocano nemmeno l'abituale soffio che la vedetta emette per intimare l'alt. C'è spazio per altri scatti...
Una posa classica...
Altra posa classica. Sarà una femmina? Non è semplice dirlo (specialmente per me ;-) in quanto il dimorfismo sessuale tra i camosci non è marcato. Le differenze sono nelle corna (più affusolate e meno arcuate nelle femmine) e nella zona dell'organo riproduttivo, dove un ciuffo di peli dovrebbe essere presente negli individui maschili. Inoltre, pare che le femmine passino più tempo dei maschi in posizione accovacciata.
Terminiamo un'altra sessione di riprese, mezzi accovacciati anche noi come loro sulle rocce, senza nemmeno che ce ne rendessimo conto. Ora sono finiti blandamente più in basso, vicino a qualche roccia che presenta un bel bosco autunnale come sfondo. Si sono divisi in due gruppi. L'occasione è troppo ghiotta: quello sfondo è incantevole, e i nostri soggetti sembrano molto collaborativi e per nulla intimiditi. Decido di scendere fino al sentiero più in basso. Da lì, sarò in linea per prendere il bosco sullo sfondo. Lo faccio per gradi, per farli abituare alla mia presenza. E loro sembrano gradire. Non si muovono di lì. Dopo un po', nemmeno mi guardano più. Prendo a scattare sempre più da vicino, però c'è una luce dura che non aiuta. Gli scatti sul display non mi soddisfano appieno. Sono praticamente allungato sull'erba.
Mi volto verso il branco che rimane controsole (che Gianluca ha raggiunto e sta riprendendo da vicinissimo). Scatto giusto un paio di foto per ricordo, anche perchè mi risulta incredibile che se ne stiano così tranquilli con Gianluca tra i piedi.
Un adulto (femmina?) con il piccolo ancora privo dei corni, in controluce.
Un esemplare con lo sfondo autunnale che cercavo. L'avrei preferito più sfocato, però, e con una luce meno dura.
In lontananza, sopra alle maggiori cime, cominciano ad addensarsi alcune nubi. Per me, sono una benedizione. Se arrivano a coprire il sole, miglioreranno di gran lunga le condizioni di luce. Aspetto quindi dove sono, continuando a scattare. Trascorrono circa una ventina di minuti, e i camosci giocano tra loro, brucano, si riposano. Ormai mi sento tra di loro. Di tanto si voltano per controllare che sia tutto a posto.
Il riposo... finalmente una luce decente, non troppo dura, e un bello sfondo autunnale. Peccato che abbia potuto fare solo questa, prima che qualcosa li mettesse in fuga...
D'un tratto, nell'esatto momento in cui la nube copre il sole, e io scatto la prima foto in condizione di luce migliore, avviene un fatto strano. Un canadair della protezione civile passa a bassa quota diretto al lago di Barrea per rifornimento d'acqua (proprio mentre io sto facendo una raffica di foto a un soggetto abbarbicato per riposarsi su di una roccia e le nubi iniziano a coprire il sole). Qualcosa infastidisce uno o due camosci (l'aereo? Ho letto che, scambiandolo per un'acquila reale, potrebbero spaventarsene) che partono verso il pendio costeggiando il bosco, fino a scomparirne dentro. Gli altri li seguono a breve. Addirittura, il gruppo che sta fotografando Gianluca, distante un centinaio di metri dal mio, segue quest'ultimo. Muovono verso di me, e per un istante credo che mi vengano addosso. Io ovviamente penso a fotografarli ;-)
Mi passano poco sotto, tento invano una ventina di panning, ma sono scarsissimo! Poi un giovane camoscio si ferma di fronte a me, si volta un paio di secondi divertito, e riprende la sua corsa dietro agli altri. Ho il tempo per reimpostare al volo la macchinetta (avevo i tempi lenti per il panning), fare un paio di ritratti, per poi tornare a seguire la corsa del branco.
Un giovane camoscio arresta la sua corsa proprio di fronte a me...
Si volta. Il tempo di due scatti, poi via di nuovo!
In un attimo sono spariti tutti. E per fortuna! Altrimenti saremmo rimasti lì, strisciando per terra, un'altra ora a fotografarli...
Recuperiamo gli zaini e riprendiamo verso la vetta, distante meno di cinque minuti, dove incontriamo una coppia di escursionisti che, per pranzo, ci offrono un'ottima torta al cioccolato ;-) Grazie! E un saluto, visto che spero leggeranno questo racconto...
Alcuni scatti al panorama verso Est e verso Ovest, un buon pasto e poi riprendiamo la discesa, lungo lo stesso tragitto che ci ha portato in cima.
Vista a Est dalla cima del Monte Amaro. Si scorge il lago di Barrea.
Vista a Ovest dalla cima del Monte Amaro, in direzione del paese di Opi. Quella che si vede è l'anticima.
La discesa nel bosco è bella e piacevole come la salita, con la consapevolezza di aver passato una magnifica giornata. In meno di un'ora siamo di nuovo a valle. Non è tardi e ci fermiamo per fare qualche scatto ai colori autunnali all'imbocco del sentiero...
Un letto di foglie copre il sottobosco, percorso dalla spettrale ombra di un vecchio faggio (è un faggio vero? :-)
Particolare sulle colorate foglie autunnali del bosco. I colori di questa giornata rimarranno sempre impressi nella mia memoria.
Ultimo scatto al volo lungo la sterrata della Val Fondillo...
Si riparte. Ci aspettano 4 ore di auto, condite da fila kilometrica lungo la Roma-L'aquila... ;-)
PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO E MOLISE - I CAMOSCI SUL MONTE AMARO DI OPI
Il Camoscio d'Abruzzo (o Appenninico) è una specie a rischio che vive nel Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, sul Gran Sasso e sulla Majella. Recentemente, è stato introdotto anche sui Sibillini. La sua classificazione scientifica è Rupicapra pyrenaica ornata. E' una specie distinta dal Camoscio che vive sulle alpi (il Camoscio Alpino, classificato come Rupicapra rupicapra rupicapra). Un carattere distintivo è il mantello più chiaro, con due vistose bande scure laterali lungo il collo. Inoltre le corna risultano più grandi di quelle del suo parente alpino.
Il mantello è marrone chiaro e piuttosto diradato d'estate, mentre si infoltisce per affrontare il freddo invernale, divenendo marrone scuro. E' proprio per fotografarlo con un bel mantello che con Gianluca siamo tornati in Abruzzo dopo l'esperienza estiva in Val di Rose, quando invece apparivano completamente "spelacchiati" ;-)
Tuttavia, non sono convinto che abbiano raggiunto il loro massimo splendore: dovrò tornare ancora una volta con le neve per controllare...
Per cambiare, ci siamo diretti sul Monte Amaro nei pressi di Opi, invece che verso la più gettonata Val di Rose. Devo dire che non ci siamo affatto pentiti...
In questo sito, potrete trovare dettagliate informazioni sul Camoscio d'Abruzzo.

Sabato 25 Ottobre 2008 - Civitella Alfedena - Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

Siamo giunti a Civitella Alfedena nel tardo pomeriggio di sabato, e subito diretti al B&B. Le nostre intenzioni erano di riposarci un po', cenare al "Lupo Cerviero" e poi andare a letto per svegliarci presto al mattino e dirigerci al Monte Amaro. Una serie di imprevisti più o meno piacevoli hanno modificato leggermente i nostri piani.
Innanzitutto, al B&B ci dicono che la sera precedente, un simpatico orso marsicano ha visitato i frutteti vicino al paese, e in seguito si è fatto una passeggiatina in centro a Civitella Alfedena, passando anche davanti al nostro B&B. Inutile dire che anche a noi piacerebbe vederlo, stasera! Decidiamo quindi di uscire un po' prima di cena per un giretto intorno al paese, ma nulla.
Dopo l'appagante cena al Lupo Cerviero, discutendo con il gestore sul fatto che il giorno successivo non sarà agevolissimo salire sul Monte Amaro a causa delle foglie bagnate nel sottobosco, scopro di essermi dimenticato gli scarponcini a casa! Vabbè... decido di andare comunque con le scarpe da ginnastica, estive e completamente bucherellate per favorire il passaggio dell'acqua :-) speriamo almeno che non piova!
Anche lui ci ricorda dell'orso in paese, e così ci facciamo una seconda passeggiata nella speranza di vederlo. In giro ci sono alcuni ragazzi del circondario saliti per l'occasione, quindi inizio a dubitare che il nostro amico decida di palesarsi stasera, con questa confusione... per questo andiamo a letto, tanto se passa si vede anche dalla finestra della camera... ;-)
Non riesco a dormire, è più di un'ora che leggo e decido quindi di farmi un secondo giretto per il paese. Salgo fin sopra ai giardinetti (quelli vicino all'area faunistica del lupo) per farmi due passi, visto che non fa freddo. Quando sto per sedermi su una panchina sento dei movimenti dall'altro lato dei giardini. Che sia qui sotto? Macchè: si tratta di un piccolo gruppo di cerve che stanno brucando l'erba dei giardini! Rimango comunque sorpreso dall'incontro, e giro un filmato col telefonino per ricordarmi dell'evento:
Un piccolo gruppo di cerve bruca l'erba dei giardini di Civitella Alfedena. Dalla valle, dal lago di Barrea, sale una dolce nebbia che a mano a mano avvolge il piccolo paese abruzzese, dal basso verso l'alto. E' tardi: manca poco alla mezzanotte. Intorno tutto è tranquillo. I passi dei cervi sull'erba umida sono l'unico rumore. Ecco: basta poco per essere sereni. Domani sarà una bella giornata.
Nessuna traccia dell'orso. Mi rilasso qualche minuto su una panchina dei giardini, poi torno a letto. Questo è un filmato ripreso la sera precedente da qualcuno che ha potuto assistere all'evento del passaggio dell'orso:
Ecco quel che avremmo potuto vedere se fossimo arrivati con una sera di anticipo. Abbiamo deciso di rimandare a causa delle previsioni meteo, che per la domenica, sembravano migliori rispetto al sabato... Il video è stato preso da YouTube.


Domenica 26 Ottobre 2008 - Monte Amaro di Opi - Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

La densa nebbia mattutina ci ricorda che oggi sarà una giornata di sole. Da Civitella all'imbocco del sentiero per il Monte Amaro, in Val Fondillo, sono una decina di minuti in auto. Poi una sterrata che si snoda lungo la valle porta a un ponte sul torrente Fondillo che, attraversato, conduce al sentiero in mezzo al bosco di faggi che sale verso la cima del Monte Amaro, a quota 1862 metri s.l.m. Sono 775 metri di dislivello. E' il sentiero del parco "F2".
La traccia su Google Earth del percorso di andata, dal parcheggio sino in vetta al Monte Amaro. La prima parte del percorso, fino a quota 1600 all'uscita dal bosco, è presa tramite il software GPSTuner caricato nel mio cellulare. Poi a quel punto si è esaurita la batteria, e l'ultima parte è aggiunta a mano tramite Google Earth.
L'imbocco del sentiero è già di per sè un luogo da favola. La nebbia avvolge i faggi carichi dei loro colori autunnali. La via è completamente coperta di foglie. Accanto, scorre il torrente Fondillo. Il sentiero sale subito ripido. E' facile perdere la via, almeno inizialmente, perchè la traccia è invisibile, e i piedi affondano nel tappeto di foglie umide. I miei piedi ringraziano, sono già completamente umidi. Sbagliamo un paio di volte la via, poi finalmente il sentiero comincia a delinearsi e con ritmo costante possiamo iniziare a salire.
Usciamo dalla nebbia dopo breve, e dopo un'ora circa di cammino tra gli alberi (o forse meno...) raggiungiamo il limite superiore del bosco, a quota 1550 metri circa. Qui il sole ancora basso filtra radente tra le fronde, e lo spettacolo è a dir poco suggestivo. Non ci fermiamo per scattare, però. Vorremmo raggiungere i primi camosci col sole non troppo alto, per avere una luce migliore. Non abbiamo idea di quanto manchi.
Ma dobbiamo fare poca strada. Il bosco non è ancora terminato che dietro un piccolo dosso del sentiero facciamo fuggire i primi due camosci tra gli alberi. Troppo vicini. Li guardiamo correre nel bosco, e nel frattempo estraiamo dallo zaino l'attrezzatura. Siamo quasi arrivati.
Nemmeno cinquanta metri, che alla nostra sinistra, su di uno sperone di roccia, compare un terzo camoscio solitario, che dapprima ci guarda insospettito, poi riprende tranquillo a brucare. Si sente sicuro: è estremamente vicino (il 500mm è troppo lungo e non mi entra nel fotogramma), ma una parete di roccia lo separa da noi. A volerlo raggiungere, ci sarebbe da arrampicare. Scattiamo qualche decina di foto (vabbè non sia mai che poi non se ne incontrano altri...), però nulla di troppo soddisfacente. Lo sfondo col cielo azzuro uniforme non è dei migliori, e siamo anche quasi controsole!
Vabbè: decidiamo di oltrepassarlo e di metterci a favore di luce, in posizione più elevata e con uno sfondo migliore. Il rischio è che vedendoci muovere scappi via. Invece ci osserva procedere lungo il sentiero, finchè non riusciamo ad oltrepassarlo. Poi ci voltiamo e riprendiamo a scattare. E' un vero e proprio modello: rimane sullo sperone, bruca, ci guarda, si volta, esegue qualche posa tutta per noi ;-)
Mano a mano lo avvicino sempre più, scattando di volta in volta con il treppiede appoggiato alla roccia. Guardarlo nel mirino, è come essere lì con lui. Probabilmente è un maschio.
Un bell'esemplare di camoscio bruca tranquillo su di uno sperone roccioso. E' il nostro primo incontro giornaliero, e già potremmo essere soddisfatti. In questa foto sono ancora distante, e una roccia ostruisce la vista completa dell'animale...
... mi avvicino a riesco a scoprirlo interamente. Scatto non appena vedo un riflesso decente sull'occhio. Tuttavia, preferisco la foto in cui è seminascosto dalla roccia.
Una quindicina di minuti di riprese, e alla fine ci regala questa simpatica posa. L'occhio dolcissimo mi guarda col capo girato, come a voler salutare. Sembra voglia andarsene, ma rimane dov'è, finchè non siamo noi a stancarci, e a ripartire per la cima.
Riprendiamo la via verso l'anticima. Ormai siamo fuori dal bosco e lungo il crinale della montagna. Alla nostra destra c'è il bosco che cresce nell'altro versante. Un bramito proviene dal suo interno (non è un po' tardi?). Poi un altro camoscio si infila nel bosco, dopo averci soppesato con lo sguardo da vicino. E' in ombra completa, i due scatti fugaci sono mossi e inutilizzabili.
Ci inerpichiamo su per la roccia, cavalletto alla mano. Il sentiero si fa leggermente impegnativo, ma non ho voglia di riporre l'attrezzatura: troppa fatica ;-)
Siamo sull'anticima: più avanti, appena sotto la cima, altri camosci. Un paio. Ci avviciniamo cercando di non farli fuggire. Loro si allontanano timidamente, senza troppa fretta. Quando siamo a distanza, c'è tempo per due o tre scatti, prima che prendano a correre lungo il pendio, facendoci assistere a discrete acrobazie.
Scatto in coppia prima della fuga lungo il pendio. Ho provato spesso una foto in panning, senza successo... :-(
Alla prossima occasione, proverò principalmente panning...
I nostri amici si fermano poco più in basso. Sullo sfondo c'è la Val Fondillo. Sono molto numerosi, c'è l'intero branco. Non sembrano affatto spaventati dalla nostra presenza. I nostri tentativi di avvicinamento non provocano nemmeno l'abituale soffio che la vedetta emette per intimare l'alt. C'è spazio per altri scatti...
Una posa classica...
Altra posa classica. Sarà una femmina? Non è semplice dirlo (specialmente per me ;-) in quanto il dimorfismo sessuale tra i camosci non è marcato. Le differenze sono nelle corna (più affusolate e meno arcuate nelle femmine) e nella zona dell'organo riproduttivo, dove un ciuffo di peli dovrebbe essere presente negli individui maschili. Inoltre, pare che le femmine passino più tempo dei maschi in posizione accovacciata.
Terminiamo un'altra sessione di riprese, mezzi accovacciati anche noi come loro sulle rocce, senza nemmeno che ce ne rendessimo conto. Ora sono finiti blandamente più in basso, vicino a qualche roccia che presenta un bel bosco autunnale come sfondo. Si sono divisi in due gruppi. L'occasione è troppo ghiotta: quello sfondo è incantevole, e i nostri soggetti sembrano molto collaborativi e per nulla intimiditi. Decido di scendere fino al sentiero più in basso. Da lì, sarò in linea per prendere il bosco sullo sfondo. Lo faccio per gradi, per farli abituare alla mia presenza. E loro sembrano gradire. Non si muovono di lì. Dopo un po', nemmeno mi guardano più. Prendo a scattare sempre più da vicino, però c'è una luce dura che non aiuta. Gli scatti sul display non mi soddisfano appieno. Sono praticamente allungato sull'erba.
Mi volto verso il branco che rimane controsole (che Gianluca ha raggiunto e sta riprendendo da vicinissimo). Scatto giusto un paio di foto per ricordo, anche perchè mi risulta incredibile che se ne stiano così tranquilli con Gianluca tra i piedi.
Un adulto (femmina?) con il piccolo ancora privo dei corni, in controluce.
Un esemplare con lo sfondo autunnale che cercavo. L'avrei preferito più sfocato, però, e con una luce meno dura.
In lontananza, sopra alle maggiori cime, cominciano ad addensarsi alcune nubi. Per me, sono una benedizione. Se arrivano a coprire il sole, miglioreranno di gran lunga le condizioni di luce. Aspetto quindi dove sono, continuando a scattare. Trascorrono circa una ventina di minuti, e i camosci giocano tra loro, brucano, si riposano. Ormai mi sento tra di loro. Di tanto si voltano per controllare che sia tutto a posto.
Il riposo... finalmente una luce decente, non troppo dura, e un bello sfondo autunnale. Peccato che abbia potuto fare solo questa, prima che qualcosa li mettesse in fuga...
D'un tratto, nell'esatto momento in cui la nube copre il sole, e io scatto la prima foto in condizione di luce migliore, avviene un fatto strano. Un canadair della protezione civile passa a bassa quota diretto al lago di Barrea per rifornimento d'acqua (proprio mentre io sto facendo una raffica di foto a un soggetto abbarbicato per riposarsi su di una roccia e le nubi iniziano a coprire il sole). Qualcosa infastidisce uno o due camosci (l'aereo? Ho letto che, scambiandolo per un'acquila reale, potrebbero spaventarsene) che partono verso il pendio costeggiando il bosco, fino a scomparirne dentro. Gli altri li seguono a breve. Addirittura, il gruppo che sta fotografando Gianluca, distante un centinaio di metri dal mio, segue quest'ultimo. Muovono verso di me, e per un istante credo che mi vengano addosso. Io ovviamente penso a fotografarli ;-)
Mi passano poco sotto, tento invano una ventina di panning, ma sono scarsissimo! Poi un giovane camoscio si ferma di fronte a me, si volta un paio di secondi divertito, e riprende la sua corsa dietro agli altri. Ho il tempo per reimpostare al volo la macchinetta (avevo i tempi lenti per il panning), fare un paio di ritratti, per poi tornare a seguire la corsa del branco.
Un giovane camoscio arresta la sua corsa proprio di fronte a me...
Si volta. Il tempo di due scatti, poi via di nuovo!
In un attimo sono spariti tutti. E per fortuna! Altrimenti saremmo rimasti lì, strisciando per terra, un'altra ora a fotografarli...
Recuperiamo gli zaini e riprendiamo verso la vetta, distante meno di cinque minuti, dove incontriamo una coppia di escursionisti che, per pranzo, ci offrono un'ottima torta al cioccolato ;-) Grazie! E un saluto, visto che spero leggeranno questo racconto...
Alcuni scatti al panorama verso Est e verso Ovest, un buon pasto e poi riprendiamo la discesa, lungo lo stesso tragitto che ci ha portato in cima.
Vista a Est dalla cima del Monte Amaro. Si scorge il lago di Barrea.
Vista a Ovest dalla cima del Monte Amaro, in direzione del paese di Opi. Quella che si vede è l'anticima.
La discesa nel bosco è bella e piacevole come la salita, con la consapevolezza di aver passato una magnifica giornata. In meno di un'ora siamo di nuovo a valle. Non è tardi e ci fermiamo per fare qualche scatto ai colori autunnali all'imbocco del sentiero...
Un letto di foglie copre il sottobosco, percorso dalla spettrale ombra di un vecchio faggio (è un faggio vero? :-)
Particolare sulle colorate foglie autunnali del bosco. I colori di questa giornata rimarranno sempre impressi nella mia memoria.
Ultimo scatto al volo lungo la sterrata della Val Fondillo...
Si riparte. Ci aspettano 4 ore di auto, condite da fila kilometrica lungo la Roma-L'aquila... ;-)